Come ai tempi dei Carracci e dei Marsili, i centri storici in Emilia Romagna sono stati concepiti a misura di artigiano. E ancora oggi gli antichi mestieri hanno un ruolo tutt'altro che marginale nella città moderna. Dalle ceramiche faentine ai produttori modenesi di botti per l'aceto balsamico: ogni manufatto riconduce ogni volta al problema dell'uomo, ogni pratica artigianale, intimamente legata alla singolarità della persona e alla socialità dell'uso, pone in chiave attuale gli interrogativi della memoria storica. Botteghe di qualità e giovani creativi, artigianato artistico tradizionale e artigianato moderno innovativo, sono parte integrante del tessuto della regione. "Grottesche" su fondo blu, fruttiere traforate in stile raffaellesco, pittura su maiolica, vasellami Liberty. Stili e decori storici della tradizione ceramica faentina. Una tradizione plurisecolare che ancora oggi resiste alla civiltà del consumo, espressione dell'incontro tra artigianato e industria. Dalle ceramiche faentine, conosciute nel mondo, al centro della liuteria di Pieve di Cento, alla pittura di decorazione, che si affermò sul finire del Seicento, quando a Piacenza i Bibiena cominciarono a lavorare per la corte dei Farnese, per le chiese e le dimore dell'aristocrazia. Ed è consolidata anche la tradizionale lavorazione artistica del ferro battuto, di cui rimangono testimonianze del passato, come la romanica cancellata di Bobbio, il quattrocentesco balcone di Palazzo Bevilacqua a Bologna, le creazioni del Malagodi a Modena e le ringhiere di tanti palazzi piacentini, realizzate nel XVIII secolo. Mentre in numerosi laboratori di Ravenna si compongono le tessere di prestigiosi mosaici: dal 1945 opera uno storico gruppo di mosaicisti con lo scopo di riscoprire le tecniche musive antiche per una corretta conservazione dei capolavori bizantini; Ravenna è poi sede dell'Accademia di belle arti, del Centro di formazione professionale "Albe Steiner" e dell'Istituto d'arte del mosaico. Infine, si distinguono gli orafi e, in Romagna, le botteghe di tele stampate, le ultime rimaste di un gruppo di botteghe diffuse nello stato Pontificio dal XVIII secolo, esempio paradigmatico "di sopravvivenza in aree periferiche di un'arte andata scomparendo nei centri maggiori come Roma per motivi economici e culturali".